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STORIE D'ARTISTA

Da sinistra
Dessì
con l'amico
scrittore
Manca
e la figlia
Alice

 

  Dessì, la maschera non copre ma svela

Un lavoro scaturito da sentimenti ancestrali e diventato magia

<< Lasciata la Sardegna per iscriversi all'Accademia mi sono trovato ad un bivio, anzi davanti a due amori, colori, scenari: "terra bruciata di Siena" che caratterizza  Firenze, oppure la "luce" di Venezia. Ho scelto il brulicare di botteghe artigiane del centro storico fiorentino, ma dentro mi è rimasta Venezia, il suo baluginare di riflessi. >>
   E, in omaggio a Venezia, domani, alle ore 18, all'hotel Bisanzio, in calle della Pietà, Agostino Dessì presenterà un libro che riassume la sua opera di "mascheraio". Un volume di pregio, The Masks of Agostino Dessì, pubblicato da un editore inglese - Beverly  Dutton - che casualmente entrato nel negozio-bottega di Dessì a Firenze è rimasto soggiogato dalla magia di queste chiamate impropriamente "maschere".
   Sì, le maschere del professor Dessì possono anche essere indossate, ma, come lui stesso specifica, non è questa la loro funzione. Sono maschere per "svelare" non per nascondere, maschere totemiche da appendere alle pareti, per rendere le stesse pareti parlanti di chi abita fra loro. La "radice" dell'arte di Dessì è in Sardegna, isola profumata dal mirto e dalla sacralità barbarica.
   Dessì appena adolescente vide nella chiesa di S. Maria di Sibiola, in provincia di Cagliari, alcune maschere romaniche grottesche e subì un "imprinting" che lo portò subito a scolpire le sue prime creazioni su legno. "La maschera nasce da un  retaggio

collettivo -dice Dessì- anche se ora è diventata una celebrazione individuale". Ed inevitabilmente una mercificazione, soprattutto a Venezia, capoluogo di Carnevale.
   Ma Dessì ama troppo Venezia per non vederla con occhi d'amore anche nella bolgia carnascialesca. "Sì, vedo tanti prodotti scadenti, tuttavia permangono botteghe artigiane di mascherai eccezionali" dice. Molte, infatti, sono nel libro le foto che ritraggono Dessì e la figlia Alice (che è a "bottega" insieme al padre con grande complicità e arte) nelle loro scorribande al Carnevale di Venezia, vestiti di costumi semplici che tuttavia pennellano le ombre delle calli. Com'è cambiata questa manifestazione negli anni? "Si è banalizzata -risponde Dessì- Nelle calli sciamano ragazzi inconsapevoli della magia. Ricordo invece direttori di banca vestiti da "checche", come rivalsa del loro grigiore quotidiano. Un rito liberatorio, quello della maschera, che è sempre meno goduto".
   Quale la maschera che indosserà Dessì in questa ultima tornata di Carnevale? Quella della copertina del libro, una maschera androgina...in via di evoluzione. Per meglio "significare" l'attuale momento collettivo, segnato da inquietudini e tensioni, Dessì sceglie quella del "Dottore della Peste"...a rammentare Aids, droga, guerra. Ma anche il proliferare dei nuovi "euro-poveri", ad esempio.

            ( Adriana Reginato )

La semplicità
ella
maschera
androgina

" Ritratto
di Agostino "